Padre Gabriele Amorth

Padre Gabriele Amorth. Fonte Wikipedia. Attribuzione-ShareAlike 4.0 Internazionale (CC BY-SA 4.0).

SACERDOTE, ESORCISTA, MARIOLOGO, GIORNALISTA

Chi non ha visto Padre Gabriele Amorth, almeno di sfuggita, durante qualcuno dei suoi numerosi interventi televisivi su persone invasate dal demonio o mentre conduceva qualche seminario sulla sua attività di esorcista e di lotta contro gli spiriti infernali?

Chi non conosce la battaglia che ha condotto per lunghi decenni contro il principe delle tenebre?

Io credo che Padre Gabriele Amorth non abbia davvero bisogno di molte presentazioni. Il suo lavoro è noto alla maggior parte di noi.

Ho avuto modo di intervistarlo alcune volte e mi ha sempre dato delle risposte illuminate dal buon senso e dall’esperienza.

Naturalmente abbiamo toccato temi legati alla sua attività di esorcista e mi ha raccontato episodi veramente straordinari e talvolta anche molto impressionanti.

Le mie interviste sono state pubblicate e diffuse in alcuni miei libri ma ci tengo a dire che Padre Amorth non è stato solo un celebre esorcista che ogni giorno operava a favore di chi ha avuto la sventura di imbattersi in attività straordinarie del demonio. Il celebre esorcista era soprattutto un grande mariologo ed è proprio su questo tema che avevo incentrato una delle mie interviste con lui.

Padre Amorth era anche un grande studioso di fenomeni mistici straordinari e ricordo che in occasione della pubblicazione del mio secondo libro su Padre Pio, avevo spedito al celebre sacerdote paolino alcune domande sul frate pregandolo di rispondermi per lettera. Sapevo che lo aveva conosciuto e volevo raccogliere anche la sua testimonianza per inserirla nel mio secondo lavoro sul monaco stigmatizzato.

All’inizio di questo capitolo vi ho proposto il biglietto scritto di suo pugno che accompagnava la busta della Società San Paolo di Roma da lui spedita nel ’97 e nella quale erano contenute le risposte alle mie domande.

Nelle pagine successive propongo ai lettori anche la sua intervista integrale che c’era in quella busta, arricchita di alcuni passaggi inediti e mai pubblicati prima d’ora.

Infatti una parte di questo colloquio era stato già proposto nel libro “Padre Pio – beato di Dio” del 1998 ma alcune risposte del noto esorcista non le avevo ancora pubblicate riservandomi di farlo in una pubblicazione successiva.

E’ giunto il momento di riprendere in mano quel materiale e di proporlo adesso.

Ecco quanto mi aveva scritto allora il noto esorcista.

Intervista su Padre Pio a Padre Gabriele Amorth

Lettera spedita da Padre Amorth all’autore.

1 – Ho rivolto alcune domande a Padre Amorth, il famoso esorcista che per decenni si è schierato contro satana per liberare le moltissime persone che si rivolgevano a lui perché si sentivano disturbate sia dall’attività ordinaria che straordinaria del demonio. Padre Amorth aveva conosciuto Padre Pio e ci ha parlato della sua esperienza con il frate stigmatizzato.

Riguardo alla sua vocazione, il noto sacerdote aveva chiesto aiuto al monaco di San Giovanni Rotondo. Sentiamo il suo racconto.

“Nel 1942, quando avevo 17 anni, mi trovavo molto indeciso su dove realizzare la mia vocazione. Andai da P. Pio con la speranza che mi dicesse una parola sicura, a nome del Signore. Pretendevo troppo. P. Pio mi disse una parola saggia, ma (come compresi subito) non ispirata.

Il Signore da le grazie straordinarie quando e come vuole. Ma mi colpì molto la sua vita e soprattutto la sua Messa”.

2 – Padre Amorth ha parlato anche dei numerosi carismi di Padre Pio. In questo episodio da lui vissuto a San Giovanni Rotondo, il noto esorcista ci parla del momento in cui il frate stigmatizzato ha incontrato un giovane ragazzo ed ha capito all’istante la situazione della sua anima. “Un giorno – racconta Padre Amorth – mi trovavo davanti alla porta della cella di P. Pio, la famosa cella N. 5. C‘era accanto a me un giovanotto che non conoscevo. Attendavamo che il Padre rientrasse. Quando venne, a me diede un fuggevole saluto e poi si rivolse decisamente a quel giovane! “Non puoi continuare così! No! Non vuoi offendere Dio, ma non vuoi lasciare il peccato. No. Non puoi andare avanti così. Devi deciderti. No. Così non puoi continuare…”. Rientrò subito nella sua cella, scuotendo il capo.

Vidi che quel giovane aveva le lacrime agli occhi. Lo interrogai “Hai capito che cosa voleva dirti il Padre?”,

“Sì. E’ la mia tragedia”.

“Hai parlato altre volte con il Padre?”.

“No, mai. E’ la prima volta che vengo qui”.

“C’è qualcuno che ha parlato di te al Padre?”.

“No, nessuno della mia famiglia e del mio paese sa che sono venuto qui”.

“Vuoi che ci parliamo?”.

“No, lasciami riflettere”.

3 – Come è noto, spesso Padre Pio cacciava tante persone dal suo confessionale senza dargli l’assoluzione, perché non le vedeva ben disposte a cambiare vita. Ecco un breve commento sull’argomento rilasciatoci da Padre Amorth in quell’intervista.

“A me non è mai accaduto, anche se molte persone me ne hanno dato testimonianza. Ma quando lui assolveva ci si sentiva veramente assolti. E’ vero che se non vedeva le dovute disposizioni, mandava via senza assoluzione. Ma impressionava quel suo immedesimarsi con Cristo, senza che lui se ne accorgesse. Un mio carissimo amico fu colpito quando una volta, mentre P. Pio alzava la mano per assolverlo, notò che dalla mano stigmatizzata scendeva lentamente una goccia di sangue. Nessuno capirà mai cosa costavano a P. Pio certe confessioni”.

4 – Ancora riguardo ai doni mistici del frate con le stimmate, Padre Amorth chiarisce che “P. Pio aveva tanti carismi; ma anche i carismi non agiscono automaticamente, chi comanda è sempre il Signore. Certe volte P. Pio taceva perplesso, quasi chiedendo al Signore una risposta che non gli arrivava.

Non sono al corrente di previsioni o predizioni sbagliate; quando invece parlava con forza, quasi con autorità, si avverava tutto.

Il più delle volte parlava con tanta umiltà e conosco casi in cui attendeva con ansia di sapere se quello che aveva detto con incertezza si era poi avverato”.

5 – Padre Amorth cerca di farci comprendere un po’ di più il significato dei doni mistici che Dio concede qualche volta ai suoi santi e spiega che non sempre questi “personaggi” in concetto di santità parlano a nome di Dio. Molte volte possono esprimere una loro opinione personale, magari condizionata dall’educazione che hanno ricevuto o dal loro stato ed ancora dalla loro personale sensibilità. Padre Amorth annota che “se uno è veramente ispirato da Dio non e possibile che ci siano errori. Ma lo stesso profeta, molte volte, non si rende conto se una sua parola è stata ispirata o no; lo si capisce dai fatti.

Anche P. Pio, il più delle volte, dava risposte con umiltà e umano buon senso. Era un errore da esaltati (e non ne mancavano di certo) pensare che ogni parola di P. Pio fosse parola di Dio”.

6 – Ho chiesto a Padre Amorth se conosceva particolari avvenimenti nella vita di Padre Pio che lo hanno colpito e l’ho pregato di spiegarci che differenza c’è tra i fatti di origine carismatica e quelli naturali. Ecco la sua risposta: “No, non ne conosco. Mi limito a notare che talvolta uno stesso fatto può avere origine carismatica oppure origine naturale (come sono i fatti parapsicologici). In questi casi sono le circostanze, le persone a cui accadono, le modalità, che ci fanno capire quale sia la loro origine. Mosè, con la forza di Dio, compiva davanti al Faraone gli stessi prodigi che poi i maghi ripetevano con la forza del demonio.

7 – In merito a quanto efficace possa essere stato l’aiuto di Padre Pio nei confronti dei suoi figli spirituali, Padre Amorth afferma che per ciò che riguarda la sua esperienza, ha conosciuto casi di consigli di P. Pio che hanno risolto gravi situazioni. Ecco il suo racconto. “Un mio amico seminarista era tormentato dal dubbio se continuare o no verso il sacerdozio. Non dormiva più a causa di quel tormento. P. Pio gli diede una risposta che gli ridonò la sicurezza e la pace”.

8 – Padre Amorth rifugge da ogni sensazionalismo intorno alla figura del frate di San Giovanni Rotondo. Come ci spiega lui stesso, “andando da P. Pio non ho mai cercato o desiderato di vedere qualcosa di straordinario; mi bastava la sua vita per toccare con mano la sua santità. Ma un anno, solo un anno su ventisei di mia frequenza da P. Pio, sentii molte volte, a ondate successive e in diversi posti accanto al convento, un profumo così intenso e gradevolissimo di vari fiori. Il profumo di P. Pio, anche oggi, è un segno della sua presenza, della sua assistenza”.

9 – Padre Amorth ricorda un fatto straordinario di cui è stato testimone e che ha come protagonista il frate di Pietrelcina. “Un mio carissimo confratello, don Francesco Testi, già assiduo frequentatore di P. Pio, quando fu ordinato sacerdote andò a celebrare una prima Messa a Motta Secchia (Modena), in una delle case fondate da sua madre, la Serva di Dio Mamma Nina. Là c’era una vecchia suora, Sr. Erminia, molto buona. A un certo punto della Messa, Sr. Erminia si mise a battere le mani piena di gioia. Quando alla fine fu interrogata del perché avesse applaudito, rispose con naturalezza! “Perché c’era P. Pio. Non lo avete visto?”.

Era presente anche l’Ing. Cremonini, uno dei fedelissimi di P. Pio. Alla sera partì per S. Giovanni Rotondo e il mattino seguente avvicinò P. Pio.

“Padre, ieri don Francesco ha celebrato la prima Messa a Motta”. E P. Pio: “Lo so bene; c’ero anch‘io!”.

10 – Abbiamo chiesto a Padre Amorth di parlarci della bilocazione, dono spesso concesso da Dio ad alcuni santi. Ecco la sua risposta. “La bilocazione non ha una spiegazione naturale. Qualche fatto assomigliante, studiato dai parapsicologi, ha caratteristiche del tutto differenti”.

11 – Sui carismi e sui doni straordinari Padre Amorth è piuttosto riluttante a parlarne perché non è da questi che si misura il grado di santità di una persona ma dall’esercizio delle sue virtù. Il noto esorcista romano ce lo ha spiegato meglio con queste parole. “Dio è sempre diverso nei suoi santi; come del resto in ogni uomo. Le due principali caratteristiche di P. Pio erano la sua Messa e le confessioni. I suoi carismi principali, a parte le stimmate, sono stati la scrutazione delle coscienze, la bilocazione, il profumo di santità. Un altro santo con tutte queste caratteristiche non saprei trovarlo.

Molti santi o sante hanno ricevuto da Dio alcuni di questi carismi e anche tanti altri che P. Pio non aveva. Cercando un paragone, avvicinerei P. Pio a santi confessori come il Curato d’Ars e P. Leopoldo Mandic”.

12 – Nel corso del nostro colloquio abbiamo affrontato con Padre Amorth la popolarità di certi personaggi carismatici e quanto essi possano essere oggetto di devozione, la quale, qualche volta, può sconfinare persino nella superstizione. Ecco qual era la sua posizione. “Sono d’accordo ma non so se i motivi sono gli stessi. Noi chiamiamo “personaggio” un uomo famoso. Ci sono tanti carismatici che sono rimasti nell’ombra, per cui non erano “personaggi”. Certo, questo non si può dire per P. Pio che ha segnato profondamente la nostra epoca”.

13 – Proviamo ad immaginare che cosa direbbe Padre Pio ai suoi figli spirituali e comunque a coloro che desiderano percorrere un cammino di santità. Cosa dovrebbe fare chi vuole vivere nello spirito evangelico? La risposta di Padre Amorth è secca: “da buon francescano Padre Pio direbbe che bisognerebbe avere un grandissimo amore a Gesù e alla Madonna; un amore che deve esprimersi soprattutto nel non peccare. Così mi rispose quando gli chiesi come dovevo amare Gesù: “Figliolo, non offenderlo”.

14 – Si è spesso parlato di un Padre Pio burbero e intransigente. Ma vediamo qual è l’opinione di Padre Amorth in merito. “Vorrei distinguere tra i due aggettivi. Era certamente intransigente riguardo al peccato, anche veniale; prendeva molto sul serio ogni mancanza verso il Signore, anche minima. Ma era poi tanto misericordioso con i peccatori. Quelli che mandava via senza assoluzione, li accompagnava poi con le sue preghiere; direi che li perseguitava fino a che non tornavano da lui con le dovute disposizioni. Quanto ad essere burbero, era solo una patina superficiale che usava a scopo pratico; in realtà era dolcissimo e, nei tempi di ricreazione era un simpaticissimo burlone.

Un caro amico mio e suo, P. Michelangelo, un giorno gli domandò: “Ma ti sembra bello quando entri in chiesa per celebrare mostrarti subito arrabbiato e fare degli urlacci?”. E lui rispose stupito: “Ma io non mi sono mai arrabbiato. Alzo solo la voce perché la gente si disponga e faccia silenzio”. Era vero che, quando lui usciva dalla sagrestia per celebrare si alzava dai presenti un brusio che presto si trasformava in vera confusione. I richiami di P. Pio imponevano subito un assoluto silenzio”.

15 – Il santo del Gargano era anche profeta, egli era in grado di conoscere avvenimenti futuri che si sarebbero certamente compiuti. Spesso i suoi figli spirituali o coloro che si andavano a confessare da lui restavano colpiti da quanta sicurezza il frate stigmatizzato esprimesse in merito a precise situazioni. L’esperienza di Padre Amorth in merito non sembra quella di tante persone che hanno avuto rivelazioni particolari di cose che sarebbero accadute, previste e poi avverate. Sentiamo il suo racconto. “No, P. Pio non mi ha mai preconizzato nulla. Era contento che io fossi entrato nella Pia Società San Paolo e che fossi giunto al sacerdozio. Mi ha solo detto che avrei avuto sempre lotte spirituali dentro di me; ma è una condizione di tutti in questo tempo di prova quale è la vita terrena”.

16 – Merita qualche parola anche il modo in cui il frate di Pietrelcina celebrava la Messa che per alcuni era un vero capolavoro. Anche Padre Amorth ne è convinto e afferma che “non è facile parlare della Messa di P. Pio. Non c’è dubbio che lui riviveva la Passione. Sappiamo di tanti santi e sante che vivevano la passione, ad esempio, dal giovedì al venerdì per molti anni. Potrei citare S. Veronica Giuliani, S. Gemma Galgani, la venerabile Alessandrina Maria da Costa, Teresa Newman… P. Pio, a parte il dolore incessante della stimmate che ha sopportato per 50 anni, riviveva la Passione soprattutto durante la Messa. In che modo la viveva? Come spettatore partecipante? E’ molto difficile rispondere. Certo piangeva molto; cercava di nascondere le lacrime e le sofferenze soffiandosi il naso rumorosamente con un grosso fazzoletto che gli asciugava anche gli occhi. E’ certo che si andava da P. Pio soprattutto per assistere alla sua Messa e per confessarsi”.

17 – E se potessimo chiedere qualcosa a Padre Pio, che cosa gli domanderemmo. Lo abbiamo chiesto a Padre Amorth il quale ci ha detto che “come sempre, gli chiederei di pregare per me. Ma è una richiesta che continuo a rivolgergli senza bisogno di vederlo. Come consiglio gli chiederei come riparare i miei sbagli. Gli sbagli di un sacerdote pesano immensamente, perché sono a danno delle anime e il più delle volte non e possibile una riparazione diretta”.

18 – In conclusione del nostro dialogo abbiamo chiesto a Padre Amorth di spiegarci il significato della definizione di “Uomo-Dio” e che cosa dobbiamo intendere quando affermiamo che Gesù era allo stesso tempo uomo ma anche Dio. Ecco le sue precisazioni. “Per noi è sempre difficile parlare di Gesù, vero Dio e vero uomo, perché noi stentiamo a comprendere la coesistenza delle due nature, umana e divina, nell’unica persona del Verbo.

Noi siamo dei pasticcioni. Capire che in Gesù c’è una volontà umana e una volontà divina, una conoscenza umana e una conoscenza divina (non avrebbe saputo dire che cosa era la televisione e che cosa significava “informatica”), è difficile. Diciamo pure che Gesù ha sofferto interamente la Passione con la sua umanità, sentendosi abbandonato da Dio e dagli uomini. Non solo in quel momento ma in tutta la sua vita terrena la sua umanità non godeva della visione beatifica, che ha goduto dopo la sua Risurrezione e Ascensione”. 

La magia e le sue varie distinzioni

Vorrei ora proporvi alcuni stralci di un mio colloquio telefonico con Padre Amorth, alcuni di essi relativi al tema della magia e altri in cui mi risponde in qualità di esperto mariologo su vari argomenti legati alla fede.

“Ci sarebbero da fare tante distinzioni anche sulla magia – dice Padre Amorth – vorrei dire che non possiamo condannare alla pena eterna un’anima solo perché in vita ha fatto il mago ma coloro che fanno magia nera, specie quelli che sono collegati con satana, quelli che usano la magia per fare del male ad altri, non c’è dubbio che commettano dei peccati gravissimi ed è molto difficile che si convertano”.

A proposito delle dottrine orientali Padre Amorth, illuminato teologo dei nostri tempi, sosteneva che “sarebbe un gran passo indietro per i cattolici, mettersi a scuola da un Guru. Per noi cristiani che abbiamo in mano la verità tutta intera, quella di Cristo fatto uomo, la frequentazione delle dottrine orientali equivarrebbe a fare un grande passo indietro”.

La sostituzione vicaria

Durante uno dei miei colloqui con Padre Amorth avevo chiesto al celebre sacerdote di spiegarmi come si può inquadrare da un punto di vista cristiano il sacrificio e la sofferenza di tanti martiri cristiani e di tante anime sante che si offrono vittime di espiazione per il bene del loro prossimo

“Se vogliamo dare un’impostazione teologica – risponde Padre Amorth – ricorrerei al concetto della “sostituzione vicaria”, ossia di come il Signore accetta che qualcuno volontariamente si sobbarchi dei sacrifici per la salvezza di un altro.

Parlo del dono che abbiamo potuto riscontrare soprattutto in Gesù Cristo. Quando mi sento dire: il Signore Iddio è stato ingiusto perché ha fatto pagare a Lui i debiti dell’umanità, io rispondo che non è così. Dio non è stato ingiusto, anzi è stato misericordioso con noi e ha accettato il volontario sacrificio di Suo Figlio.

La Madonna a Fatima aveva detto ai tre pastorelli che “tante anime vanno all’inferno perché non c’è nessuno che si sacrifichi e preghi per loro.” Ebbene la Vergine Santissima ci ha spinto al sacrificio volontario, affinché per mezzo della sofferenza e della preghiera di uomini volenterosi, fatta secondo queste intenzioni, molte anime potessero salvarsi.

Vorrei dire che questo è un concetto – il senso della riparazione per gli altri – che la Chiesa ha sempre sottoscritto pienamente. La famosa enciclica “Mistici corporis”, ha un passaggio bellissimo quando dice: “Misterioso, tremendo e mai sufficientemente meditato”.

Come è possibile che noi offrendo sacrifici otteniamo la salvezza di persone che diversamente non si salverebbero? E la spiegazione è questa: Dio dà a tutti le grazie necessarie per salvarsi perché vuole la salvezza di tutti. Dio vuole che tutti si salvino e nessuno perisca, però uno, che per cattiva sua volontà disprezza queste grazie sufficienti e necessarie per salvarsi, può ottenere (usando un linguaggio molto umano) attraverso le preghiere e i sacrifici degli altri un supplemento di grazie da parte di Dio, in maniera tale che con le grazie comuni e necessarie che Dio gli dà non si salverebbe, con questo supplemento… se lui le accetta e Dio rispetta sempre il libero arbitrio, ecco che quest’uomo si salva.

Mi viene in mente ad esempio la figura di Giuda Iscariota… chissà quanti tentativi ha fatto Gesù per convertirlo dal suo vizio di essere ladro e chissà quante preghiere avranno fatto gli apostoli per intercedere in suo favore ma Giuda ha rifiutato e non ha quindi potuto beneficiare di quelle grazie supplementari di cui abbiamo parlato”.

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Ho parlato con Padre Amorth anche della brutta abitudine di tante persone di strumentalizzare i messaggi e le profezie che la Vergine Maria lascia ai suoi veggenti. Ecco cosa mi ha detto in proposito: “Le sette strumentalizzano molto i messaggi apocalittici, mentre invece i messaggi della Madonna sono di conversione e di preghiera. In questo modo le sette fanno adepti e conquistano gli animi delle persone.

La gente in parte è spaventata, in parte è incuriosita e facilmente ci casca. Le sette sono oltre diecimila e in America Latina da sei a ottomila cattolici ogni giorno, lasciano il cattolicesimo per entrare in una setta, perché con i sistemi di tipo apocalittico credono di fare presa sull’ignoranza delle persone. Ed in effetti ci riescono”.

Anche quello dei doni mistici è un tema molto delicato che ha bisogno di essere ben spiegato a chi è impegnato in un cammino di fede. Ho parlato di questo argomento anche con Padre Amorth. Ecco cosa mi ha risposto: “l’autenticità di questi doni, definirla, riconoscerla, spetta all’autorità ecclesiastica che ne regola l’uso. Con molta saggezza, in una lettera apostolica, Giovanni Paolo II ha completato questo concetto, perché è logico che un vescovo si può occupare solo dei casi veramente grossi e di grande risonanza, mentre adesso abbiamo un’infinità di veggenti e veggentini.

Ecco che il Papa ci dice che il popolo cristiano deve fare lui un primo discernimento; la regola fondamentale è quella del Vangelo: “Dai frutti si conosce la pianta” e io aggiungo un’altra regola importante: l’uso del buon senso. Vedo tanta gente che crede a persone come se fossero carismatiche, quando queste fanno tante di quelle idiozie che si vede lontano un miglio che di carisma non ne hanno nemmeno un po’.

Il Magistero dice poi che i sacerdoti in unione con i vescovi hanno potere di discernimento e di regolare i carismi. Il primo discernimento va fatto dal popolo di Dio, un secondo più complesso e più duraturo va fatto dal clero, in particolare dai parroci locali dove avvengono i presunti fatti mistici, poi se il caso diventasse veramente grosso, ecco che allora se ne potrà anche occupare il Vescovo”.

Sono convinto che Padre Amorth sia stato davvero un buon sacerdote e che abbia guidato con rettitudine chi si affidava a lui, però ho constatato che su alcuni temi manteneva delle posizioni molto dure. Ad esempio sulla rete, in merito all’argomento “comunione ricevuta in mano” era stato piuttosto tagliente quando affermava sulla sua Pagina Facebook, che secondo lui, si trattava di comunioni sacrileghe. Pare che il sacerdote affermasse che chi riceve la comunione in mano sia in peccato e precisava anche che coloro i quali hanno permesso che questa abitudine diventasse qualcosa di lecito tra i fedeli, sono in una colpa ancora più grave. Non vorrei esprimere giudizi e me ne astengo.

Dico solo che Padre Amorth probabilmente temeva che la comunione sulla mano potesse permettere a certi malintenzionati di nascondere le particole e utilizzarle in attività sacrileghe quali le messe nere e i riti di magia.

Da questo punto di vista aveva ragione da vendere.

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